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domenica, Luglio 7, 2024
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Filt Cgil: riclassificazione delle strade e precariato. Il caso Veneto Strade

 

 

 

 

 

 

 

Per anni ci siamo abituati a pensare che il precariato fosse un fenomeno tipico del mondo privato, legato alle incertezze della produzione e del mercato, a picchi e cali di produzione.
Amaramente prendiamo atto che non è così. Il precariato è una piaga che si sta diffondendo anche e soprattutto nelle società totalmente pubbliche, quelle chiamate a garantire l’esercizio dei diritti fondamentali dei cittadini.

In Veneto strade (società partecipata per il 76% dalla Regione e per le rimanenti quote da Provincia di Belluno, Treviso, Padova e città metropolitana di Venezia) sono una ventina i lavoratori con contratti a termine in scadenza a dicembre 2024. Si tratta di contratti di durata anche inferiore all’anno o già oggetto di proroga. A differenza del passato infatti si è ridotta la durata del contratto a termine (9 mesi anziché un anno) e si è allungato il periodo di precariato (dopo un anno infatti, invece che venire convertiti, i contratti di lavoro vengono semplicemente prorogati). Si tratta di lavoratori altamente specializzati, che hanno superato rigide selezioni, in possesso di titoli abilitanti importanti e che conoscono bene il territorio e per questo, sono molto richiesti sul mercato. Sono quelli che, quotidianamente, garantiscono la sicurezza della rete viaria provinciale: che nevichi, che ci siano frane, smottamenti, incidenti, sanno intervenire e lo fanno con conoscenza e senso di responsabilità. Sono precari. Non possono chiedere mutui, prestiti. Non possono avere un progetto di vita perché in Banca portano un contratto a termine di 9 mesi e nessuna certezza del futuro. Il rischio reale è che più di qualcuno rinunci a fare strada insieme in Veneto Strade e scelga aziende meno prestigiose ma che danno qualche garanzia in più, o che i futuri bandi di selezione vadano deserti (come accaduto in occasione delle selezioni per i livelli di inquadramento superiori).

Le ragioni di queste scelte aziendali?

Non certo un esubero di personale visto che ancora oggi il personale su strada è in sottorganico rispetto ai bisogni (è sufficiente una malattia per non garantire l’operatività di qualche squadra sul territorio). Non ci risulta nemmeno che qualche strada sia stata ridestinata a verde pubblico e si sia quindi ridotta l’attività. I km da gestire sono sempre gli stessi, gli operatori sono calati nell’ultimo decennio e… il tanto ostentato rilancio del virtuoso modello Veneto si schiaccia su un aumento del precariato mai visto in passato (nemmeno ai tempi della paventata apertura della cassa integrazione straordinaria si era arrivati a questo!)

Non ci si dica, per cortesia, che l’incertezza è legata alla riclassificazione della rete viaria e alla statalizzazione, con l’ingresso di Anas, di una parte della rete viaria. Questa è una scelta politica che nessuno può pensare di scaricare sui lavoratori. Per quanto ci riguarda se domani la rete viaria verrà gestita da anas tutti i lavoratori dovranno passare senza soluzione di continuità alle dipendenze di Anas, con gli stessi diritti, la stessa retribuzione, l’anzianità maturata. Lo stesso se la Provincia deciderà di gestire le provinciali rimaste autonomamente. Non faremo sconti. Non accetteremo soluzioni fallimentari adottate nella riclassificazione in altre Regioni: service, distacchi, società in appalto per conto del gestore. Le esternalizzazioni delle attività a ditte esterne (v. sgombero neve, v. sfalci, v. manutenzione) hanno portato ai disastri della rete viaria noti a tutti. Hanno impoverito la qualità del lavoro, hanno impoverito la qualità del servizio, hanno impoverito un territorio senza più ossigeno.

In un’azienda privata si contratta per ridurre il precariato, per discutere piani industriali e prospettive di crescita nell’interesse del lavoro. Così non succede, quasi che la rete viaria fosse meno importante di un qualsiasi prodotto industriale. Rinnoviamo l’invito alle proprietà, Regione (peraltro chiamata ad approvare il piano triennale delle assunzioni) e alla Provincia di Belluno a confrontarsi con noi e ad aprire un tavolo di confronto vero e serio. Ad oggi, la richiesta di incontro formalizzata un mese fa, è rimasta del tutto inascoltata. Peccato però che la voce delle tute arancioni a noi sia arrivata chiara e forte e, se necessario, come in passato, saremo pronti a portarla sotto ai palazzi delle Istituzioni.

Alessandro Piras – Segretario Generale Filt Veneto

Alessandra Fontana – Segretaria Filt Cgil Veneto

 

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